Spunti tratti da ” è una vita che ti aspetto” di F.Volo

Spunti tratti da “ è una vita che ti aspetto” di F.Volo


-… Le donne sono belle da respirare…

-… Non ho mai capito perché ci sia più rispetto per i morti
che per i vivi…

-…”Ti ricordi quando mi hai chiesto se avevo le pastiglie
per la felicità? La pastiglia è la vita. Vivi, Buttati,apriti,ascoltati. Le tue
paure,le tue ansie sono dovute al fatto che tu esisti ma non vivi. Sei castrato
nei sentimenti. Sei bloccato. Ti ricordi quella frase di Oscar Wilde? Diceva
che vivere è la cosa più rara del mondo. La maggior parte della gente esiste, e
nulla più”

-… Vivere nella paura è sempre stata la condizione di chi è
sottomesso. Paura del domani, Paura di non essere pronto. Di non essere all’altezza.
Forse uno dei più grandi errori che facevo era quello di prepararmi al peggio…  Per me il significato della parola felicità
era: mancanza di dolore…

-…Cioè, una volta mi sono intrippato pensando che nulla sa
di nulla finchè non c’è un incontro. Che la mela non abbia sapore finché non si
incontra con una bocca che la morde. Dall’incontro tra la mela e la bocca nasce
il sapore e quindi ognuno di noi nella propria vita crea sapori diversi. Sei TU
che dai sapore alle cose incontrandole…

… Ma non è che penso troppo. Mi fisso, è diverso…

-…Ricordo che passavamo le serate non a fare qualcosa, ma a
decidere cosa fare. Si mangiava una pizza, poi si saliva in macchina, si
cominciava a elencare i posti dove si poteva andare,feste,locali,bar ecc… tra
frasi tipo” Dove andiamo? Che facciamo? Non c’è mai un cazzo da fare in questa
città”

-… Certe sere erano anche divertenti, ma tante altre erano
come una martellata nei maroni.

-… La cosa strana, guardandola da qui era che eravamo
convinti di essere liberi. Il fatto di avere una macchina,di fumare, di poter
stare in giro fino a tardi o di fare ciò che avevamo voglia ci dava in cambio l’illusione
della libertà. Una libertà apparente. Liberi, ma in un recinto. Un recinto con
le sbarre che non si riuscivano a vedere. Spesso confrontavamo con la vita che
avevano fatto i nostri genitori. Noi eravamo quelli fortunati, invece le verità
era che noi non eravamo più liberi di loro. Semplicemente avevano allungato un po’
quel guinzaglio invisibile. Forse la libertà poi non è nemmeno poter fare ciò
che si vuole senza limiti, ma piuttosto saperseli dare…

-…Quando ero piccolo e andavo al mare, mi ricordo che mia
nonna mi portava sempre sulle giostre… Giravo su quella giostra suonando ,
urlando e cercando di strappare il codino per vincere un giro gratis… I ricordi
sulla giostra sono una metafora perfetta della nostra vita in quel periodo.
Eravamo anche noi su una giostra. Quella che quando parte fai fatica a scendere.  Ma li non ci sono carrozze vere, macchine
vere, astronavi vere. Vivevamo con l’unica ambizione di riuscire a strappare
qualche codino per avere il nostro momento di gloria e un ennesimo giro sulla
giostra. Quella giostra però, non è vita, ma ne mette in scena la parodia. La “parodia”
della vita. Mentra la vita,la vita vera era giù. Più vicino di quanto potessi
pensare. A un passo. Ma quel passo spettava a noi. Bisogna avere coraggio. Il
coraggio di scendere…

-…A me sembra che i genitori il sabato e la domenica siano
altre persone. Non so come spiegarlo, ma ono diversi, anche le facce. Come il
sole durante la settimana è diverso dal sole della domenica… o no?

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